Il giorno mercoledì 7 agosto 2019 abbiamo scritto alla Redazione di L’Eco di Bergamo la seguente mail
Gent.ma Redazione,a seguire troverete una riflessione che il Direttivo del CoorCoGe ha sviluppato dopo la lettura dei vostri articoli sui risultati scolastici e della Maturità: non c’è niente di nuovo di anno in anno. E questo è un problema.Grata per l’attenzione che vorrete prestare al nostro contributo, che chiedo di pubblicare, porgo cordiali salutiMarilisa Zappella (Presidente CoorCoGe – Coordinamento dei Comitati e Associazioni degli Istituti Superiori)
A premessa di ciò che scriveremo, diciamo subito che amiamo la scuola, ne conosciamo l’importanza, il valore, le buone pratiche sempre più sperimentate, la professionalità e creatività di tanti dirigenti e docenti, l’impegno serio di tanti ragazzi e ragazze, l’attenzione crescente del territorio e del mondo del lavoro, le fatiche quotidiane anche legate ad una assenza delegante da parte dei genitori e ad un mondo…che va come va.
E proprio questo amore ci fa vivere con sofferenza e rabbia ciò che viene sancito dai risultati insoddisfacenti recentemente commentati, e da dati di dispersione a quanto pare nuovamente in crescita, ora anche fra le ragazze.
Qualcosa non funziona, se la scuola si barcamena, secondo i momenti, tra giudizi di lassismo senza rigore e di severità eccessiva e penalizzante.
Il quadro che esce dagli articoli da fine giugno ad oggi ci pare strabico e denso di preconcetti, rischiando di vanificare il lungo e difficile contrasto alla pervicace idea di classificazione delle diverse tipologie di indirizzi di studio, dai licei ‘scendendo’ verso i tecnici e i professionali, con una ulteriore divisione tra istituti storici della città e istituti di provincia.
Tutto si differenzia anche nella realtà, sia nelle opportunità che nelle fatiche: dal reperimento di risorse, all’attenzione delle aziende, alla scelta del posto in ruolo da parte dei docenti, alla citazione positiva sui media. Eppure istituti che si continuano a pensare di seconda scelta stanno aumentando attenzioni educative, sperimentazioni didattiche, legami con il territorio e non solo, consapevoli di avere talenti da sviluppare, ma anche di dover raccogliere demotivazioni, frustrazioni, disinteresse, solitudini che non sono stati visti o affrontati, partendo spesso dalla sfida di un’utenza più fragile almeno scolasticamente.
Come si fa allora a scrivere a cuore leggero, senza una analisi delle situazioni e delle cause….” Boom di lodi al Sarpi e al Lussana”, “In provincia pochissime lodi e ai professionali nessuna” E perché si sottolineano con evidenza i tanti promossi dei licei e impietosamente le bocciature dei professionali?
Non potranno che essere compresi tutti i genitori che vorranno scegliere ‘il meglio’ per i loro figli, seguendo le implicite indicazioni che passano ogni volta che si legge delle nostre scuole, forse involontariamente. Condannandone una parte alla bocciatura, al trasferimento in altre scuole, al ritiro, al parcheggio in università, ad un lavoro poi poco connesso ai percorsi di studio effettuati, o anche a un senso di inadeguatezza pericoloso.
Attenzione allora a recriminare sull’orientamento che non va nella direzione desiderata e sulle figure tecniche e professionali ricercate e mancanti. La scelta si costruisce anche giorno per giorno dai messaggi che si fanno passare. Fa specie che istituzioni, scuole, dirigenti, docenti non saltino sulle loro sedie per affermare con forza che cosí non va. A noi é successo.
A conclusione lasciamo in sospeso la domanda: ma la scuola bergamasca può essere davvero inclusiva come piace pensare e scrivere? E l’inclusione quanto si coniuga con il successo formativo? Forza ragazzi e ragazze: non siete il voto dell’esame.Il Direttivo CoorCoGe
Buongiorno, sono un genitore ma soprattutto un lavoratore della scuola ormai da 39 anni. Quello che viene scritto virgolettato è, secondo me l’opinione di chi scrive, anche se magari rispecchia in gran parte i veri risultati alla maturità 2019. Da “interno”, avendo passato sia il ruolo di docente, sia quello di tecnico di laboratorio ed anche di genitore (mi manca DS poi le ho fatte tutte) posso dire che è vero tutto ed il contrario di tutto. C’è la mentalità che più si boccia più la scuola è valida (emerita str…..). Ci sono le scuole (istituti tecnici e professionali) dove addirittura i docenti sono in balia degli studenti, dove un DS considera ragazzate le minacce ad un prof, giustifica ogni malefatta degli studenti. Non dimentichiamo il famoso biennio obbligatorio che diventa il ricettacolo di quelle persone che considerano la scuola come la strada e si comportano come le gangs (indubbiamente un ruolo importante lo giocano le diverse etnie di provenienza e che sono anche motivo di guerra tra bande). Invece di distruggere (SIC) queste persone, si continua a volerli giustificare, a difenderli. Ovviamente un genitore che conosce queste cose, non dirà mai “Caro figliolo, iscriviti a questa scuola, così potrai essere picchiato dal delinquente di turno”, ed ecco il boom dei licei. Nei licei troviamo docenti che sono convinti che più si è “carogne” nei confronti degli studenti e più si rafforza la loro autostima (a 15 anni?) e la dispersione è servita; ma ne guadagna la scuola perché “lì, si boccia” e quindi è una buona scuola. Aggiungiamo che dopo una scuola superiore, magari svolta con impegno e con ottimi risultati, non puoi permetterti l’università, se va bene fai qualche giorno come commessa. Come si invogliano i ns ragazzi, come si appassionano al “sapere”? Penso che la via giusta, sia sempre nel mezzo, essere esempio di correttezza, di giustizia, di premiare chi si impegna e punire chi merita. I ragazzi esperienza non ne hanno (ovviamente), sta a noi dare l’esempio, non vale “fate come dico ma non fate come faccio”, basta! E’ una stupidaggine che porta a giustificare i nostri errori ed a condannare i loro. Cosa che spesso non è giusta. Buona scuola a tutti.
Grazie per gli auguri di buona scuola, che contraccambiamo. Nel commento c’è molta esperienza ed un po’ di disincanto. Leggi molto bene le paure di molti genitori, che non aiutano le scuole a farsi sistema per il successo formativo. Non è possibile oggi condannare nessuno a rimanere fuori da un minimo di competenze utili per la vita, prima che per il lavoro, per sè e per la società del futuro, che non è solo la loro, è anche la nostra, di tutti.”Distruggere” ragazzi di 13-14-15-16 anni psicologicamente o attraverso l’allontanamento dalla scuola non è una soluzione: ce li ritroviamo più perfidi, incattiviti e demotivati di prima negli anni successivi. Non serve agire con superficialità, non serve assolutamente minimizzare: i problemi di comportamento vanno presi in mano seriamente (chi? con quale tempo? quale accompagnamento?)ma l’ottica deve essere di giustizia riparativa, non solo per riparare il danno materiale ma anche per riparare le ferite educative che sicuramente nel tempo si sono fatte falle. Esistono scuole più affaticate di altre e dobbiamo tutti riconoscerlo. Sono le scuole che hanno necessità di supporto di risorse umane prima che economiche perchè anche lì le diverse eccellenze trovino strada. E…hai ragione! Smettiamo di giustificarci come adulti puntando il dito sugli errori dei ragazzi. Cominciamo invece prestissimo, da subito, appena nascono e via via lungo gli anni e le esperienze ad esserci con l’esempio coerente. GRAZIE!